LA RIVOLUZIONE DEGLI ASINI
La Pratica della Gentilezza come vero atto di ribellione
La Pratica della Gentilezza come vero atto di ribellione
“Un solo atto di gentilezza mette le radici in tutte le direzioni e le radici nascono e fanno nuovi alberi.” ( Amelia Earhart)
Perché gli asini dovrebbero fare una rivoluzione?
Nella concezione comune chi viene simbolicamente associato all’ asino è un individuo ignorante, sciocco, di poco valore, che si sottomette alle decisioni del padrone che dispone di lui per svolgere le mansioni più faticose e umili, anche utilizzando metodi violenti e coercitivi. Gli asini, secondo questa antica credenza, sono i perdenti.
Nella realtà non c’è nulla di più sbagliato in queste superficiali affermazioni!
L’asino è un essere vivente dotato di forza, di perseveranza e di determinazione, capace di instaurare rapporti di amicizia molto profondi con i conspecifici e anche con l’uomo, del quale ricerca la compagnia, se viene avvicinato con gentilezza.
Sì, perché l’asino sa essere affettuoso e gentile nelle sue manifestazioni sociali, ha capacità empatiche soprattutto con i soggetti che ritiene più fragili e in difficoltà. È calmo, lento e riflessivo, legge la realtà attorno a lui attraverso tutti i suoi sensi, rimanendo ricettivo agli input che vengono da chi si relaziona con lui, è intelligente e non si mette in pericolo.
Ecco perché gli asini dovrebbero fare una rivoluzione!
Tutte queste caratteristiche emotive e sociali che nell’uomo, come nell’asino, sono potenzialità, spesso vengono considerate fragilità da calpestare. Tante volte si pensa che comportamenti come l’essere gentili siano sinonimo di debolezza. Chi è gentile sembra che si sottometta all’altro, che ne sia succube.
In realtà, è vero il contrario. Chi è realmente gentile, in maniera autentica, ha una buona stima di sé e del proprio valore come persona. La gentilezza inoltre promuove una buona autostima. La pratica della gentilezza allora, diventa un atto di ribellione da contrapporre alle logiche di prevaricazione: parlare senza aggredire, confrontarsi senza litigare, discutere senza usare violenza. Significa imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni, evitando che esse ricadano sull’altro. Imparare a riconoscere i vissuti propri e di chi mi sta intorno, conoscere l’altro per come è realmente per far cadere pregiudizi e promuovere l’empatia.
È fondamentale, quindi, sostenere il processo di apprendimento socio - emotivo dei ragazzi anche attraverso la sensibilizzazione sul tema della gentilezza mettendo in atto interventi che, grazie anche alla mediazione degli animali e alla consapevolezza delle proprie ed altrui emozioni e del sé attraverso l’espressività corporea, permettano loro di entrare in contatto con la propria dimensione interiore e con quella degli altri, per una maggiore consapevolezza relazionale, sociale e decisionale e promuovere il benessere generale dei ragazzi per aiutarli a crescere come cittadini attivi e rispettosi, promotori di inclusione anche nel contesto scolastico, luogo privilegiato nel quale fare esperienze di crescita.
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